Rapporto sulla Salute Mentale 2015

Il 14 dicembre 2016 è stato presentato il Rapporto sulla Salute Mentale 2015, che rappresenta la prima analisi a livello nazionale dei dati rilevati attraverso il Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM).

Istituito nell’ambito del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), con Decreto del Ministro della Salute del 15 ottobre 2010, il SISM ha l’obiettivo di rilevare le informazioni riguardanti gli interventi sanitari e sociosanitari erogati dagli operatori del Servizio Sanitario Nazionale a persone adulte con problemi psichiatrici e alle loro famiglie. Esso rappresenta, quindi, uno strumento informativo indispensabile sia per la programmazione delle politiche e degli interventi a livello regionale e locale, sia per la definizione delle strategie di medio e lungo periodo a livello nazionale. Inoltre, esso costituisce lo strumento per rappresentare, nei contesti internazionali, la gestione della salute mentale nel nostro Paese, rispetto alla quale finora si evidenziava una sostanziale carenza di dati affidabili.

Il Rapporto 2015 offre una prima fotografia dei servizi per la salute mentale rivolti agli adulti, delle caratteristiche degli utenti, delle risorse economiche e di personale impiegate, e si configura, negli intenti manifestati, come il primo di una serie di rapporti annuali sulla salute mentale.

Vediamo ora i principali dati contenuti nel Rapporto.

Nel 2015 sono 777.035 le persone con problemi psichiatrici assistite dai servizi specialistici, quali le strutture dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) e le strutture private accreditate, con tassi standardizzati che vanno dalle 108 persone per 10.000 abitanti adulti in Basilicata alle 206 dell’Emilia Romagna (il valore medio italiano e di 159 persone).
In questo conto, bisogna tuttavia tener conto che mancano i dati relativi alla Valle d’Aosta, alla P.A. di Bolzano e alla Sardegna, e che una quota di persone non si rivolge ai servizi specialistici, ma in parte viene trattata dalla medicina di base o in ambito privato e in parte rimane fuori dal sistema sanitario.
Le persone che sono entrate in contatto per la prima volta con i DSM sono 369.569, di cui il 90,3% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita. A livello regionale si registra una forte variabilità: la percentuale di nuovi utenti sul totale delle persone assistite oscilla dal 26,9% della Lombardia al 95,1% della Calabria.

Le prestazioni erogate nel 2015 dai servizi territoriali ammontano a 10.199.531 con una media di 13,5 prestazioni per utente. Il 31,9% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica a domicilio e nel territorio, il 28,2% da attività psichiatrica, il 12,3% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 7,0% da attività psicologica psicoterapica, il 5,5% da attività di coordinamento (riunioni e/o incontri sui casi interne alle Unità Operative di Psichiatria, con altre strutture sanitarie, con persone e/o gruppi non istituzionali), il 4,8% da attività rivolte alla famiglia e il resto da attività di supporto sociale (1,0%) e alla vita quotidiana (4,2%).
Complessivamente l’8,0% degli interventi erogati è effettuato a domicilio.

Gli utenti psichiatrici ospiti presso le strutture residenziali sono 29.733, di cui il 58,3% si trova in strutture con elevata intensità di assistenza sanitaria. I tassi regionali di presenza nelle strutture residenziali variano dallo 0,4 per 10.000 abitanti della Calabria al 14,3 dell’Emilia Romagna.
Il trattamento nei centri residenziali è un trattamento di lunga durata, il cui valore medio nazionale è di 756 giorni, con un’ampia variabilità dei livelli regionali: dai 30,7 giorni della Campania, ai 585,7 dell’Emilia Romagna, fino ai 2.268,9 del Veneto.
La permanenza media nelle strutture residenziali tende ad aumentare con il crescere dell’età.

Gli utenti delle strutture semiresidenziali sono 28.809, nel 98,8% dei casi afferenti a strutture del DSM e di tipo psichiatrico. I tassi regionali di presenza nelle strutture semiresidenziali oscillano dallo 0,3 per 10.000 abitanti della Calabria al 14,0 del Veneto (il valore medio nazionale è pari a 5,9 persone).
Complessivamente gli utenti dei centri semiresidenziali appartengono con più frequenza alle fasce centrali di età (35-54 anni). Inoltre, nell’81,6% dei casi frequentano i centri diurni, ossia strutture di tipo semiresidenziale con funzioni terapeutico-riabilitative e attività di risocializzazione intese al recupero delle abilità personali e sociali.

Nei reparti di psichiatria delle strutture ospedaliere pubbliche e private si registrano 1.398.211 giornate di degenza per disturbi psichici, con una degenza media di 12,6 giorni. E 93.841 accessi in day hospital, con un numero medio di accessi pari a 8,6.
Il tasso di ricovero ospedaliero della popolazione oltre i 17 anni di età nei reparti psichiatrici pubblici è di 1,98 ricoveri all’anno per mille abitanti. Questo indicatore varia nelle diverse regioni, in base alla differente struttura per età della popolazione e all’offerta assistenziale, presentando valori più elevati nella P.A. di Bolzano e in Liguria, e valori più bassi in Friuli Venezia Giulia, Campania e Umbria. In ogni caso nel triennio 2013-2015 si osserva in numerose Regioni un valore costante o decrescente di tale indicatore.

Nel 2015 sono stati registrati 8.777 Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) degli ospedali pubblici.
L’analisi dei tassi di ricovero per TSO viene calcolata come misura indiretta dell’efficacia dei programmi riabilitativi messi a punto dai DSM, essendo una modalità di intervento “straordinaria”. A livello nazionale il dato è pari a 1,7 TSO per 10.000 abitanti, con variazioni sensibili tra le Regioni (il valore più alto, pari 5,68, si registra nelle Marche).

Il ricovero ospedaliero delle persone con problemi psichici è un intervento mirato a risolvere un episodio acuto, alla fine del quale il trattamento farmacologico e riabilitativo può continuare nelle strutture territoriali. Il ricovero ripetuto è quindi indice di una scarsa integrazione tra servizi ospedalieri e territoriali.
In particolare, il numero delle riammissioni non programmate entro 30 giorni dalle dimissioni evidenzia problematiche di presa in carico dei pazienti da parte della salute mentale territoriale. Nei reparti di psichiatria delle strutture ospedaliere pubbliche questo dato si attesta al 17,1% del totale delle dimissioni, variando dall’8,6% del Friuli Venezia Giulia al 25,5% della Liguria.
Il numero delle riammissioni non programmate entro 7 giorni dalle dimissioni dovuto ad una mancata stabilizzazione dei sintomi riflette invece problematiche di dimissione precoce. Il valore nazionale è del 7,6%, oscillando dal 4,5% delle Marche al 10,9% della Liguria.
Contribuisce a fornire indicazioni sulla capacità di presa in carico dei servizi territoriali anche la percentuale di assistiti psichiatrici con accessi ripetuti al Pronto Soccorso. Ad eccezione del Lazio in cui non si registrano accessi ripetuti, in tutte le altre Regioni il fenomeno è presente con una percentuale non superiore al 14%.

Un tema molto importante per valutare l’efficacia del sistema dei servizi è quello della continuità dell’assistenza, che si garantisce attraverso il coordinamento e l’integrazione tra interventi, operatori, organizzazioni e livelli assistenziali.
L’indicatore calcolato nel Rapporto misura la tempestività con cui i servizi territoriali prendono in carico i pazienti dimessi da una qualsiasi struttura (ospedaliera o residenziale), descrivendo la capacità del territorio di garantire la continuità assistenziale.
Il 40,4% dei pazienti riceve una visita psichiatrica entro i 14 giorni successivi alla dimissione e il 49,4% entro i 30 giorni. La percentuale risulta più elevata per le età giovanili e tende a decrescere con l’aumentare dell’età. La maggior parte delle Regioni presenta valori oscillanti intorno alla media nazionale, fanno eccezione il Molise, il Friuli Venezia Giulia e la P.A. di Trento che registrano valori superiori al 60%.

Infine, i dati sulla spesa.
Il costo dell’assistenza psichiatrica, sia territoriale che ospedaliera, è pari nel 2015 a oltre 3,7 miliardi di euro, per un valore di 73,8 euro medi annui per abitante residente.
Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica territoriale il costo complessivo ammonta a poco più di 3,5 miliardi di euro, di cui 1,6 per l’assistenza ambulatoriale e domiciliare, 1,4 per l’assistenza residenziale e 0,4 per l’assistenza semiresidenziale.

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