Censuaria ISTAT sui servizi sociali 2012

Il 6 agosto 2015 sono state pubblicate le nuove Tavole di dati relative all’Indagine censuaria dell’ISTAT sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Ossia quell’insieme di prestazioni sociali rivolte alle famiglie e ai minori, alle persone con disabilità, agli anziani, ai migranti, al contrasto della povertà e delle dipendenze, che vengono erogate a livello territoriale dai Comuni e dai loro enti associativi. Pensiamo ad esempio agli asili nido, all’assistenza domiciliare, alle strutture residenziali, ai centri diurni ecc.

Nel 2012 la spesa sociale comunale è stata pari a poco meno di 7 miliardi di euro (6.982.391.861 euro). Un dato che, per il secondo anno consecutivo, risulta in calo rispetto all’anno precedente (erano 7.027.039.614 euro nel 2011 e 7.126.891.416 euro nel 2010)

Alla contrazione della spesa sociale comunale (-2,0% dal 2010 al 2012), si deve inoltre aggiungere la riduzione nello stesso periodo della quota di compartecipazione del Servizio Sanitario Nazionale per le prestazioni sociosanitarie erogate dai Comuni o dagli enti associativi (-4,0%). Mentre, al contempo, si registra  un aumento della compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni (+2,8%).

2010

2011

2012

Variazione 2010-2012

Spesa sociale comunale

7.126.891.416

7.027.039.614

6.982.391.861

-2,0%

Compartecipazione degli utenti

966.862.361

965.170.740

993.490.531

+2,8%

Compartecipazione del SSN

1.220.840.949

1.179.962.175

1.171.498.752

-4,0%

TOTALE

9.314.594.726

9.172.172.529

9.147.381.144

-1,8%

Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT

La spesa comunale media per abitante, diminuita nel 2011 per la prima volta dall’inizio della rilevazione, è tornata a crescere nel 2012 assestandosi sul valore di 117,3 euro, di pochi centesimi inferiore a quello calcolato nel 2010 (117,8). Notevoli permangono le differenze territoriali: dai 277,1 euro per abitante della Valle d’Aosta ai 24,6 euro della Calabria (nel 2011 la spesa procapite più alta era stata registrata nella Provincia Autonoma di Trento pari a 282,5 euro, mentre la più bassa era stata sempre appannaggio della Calabria con 25,6 euro).

Alla disabilità viene destinato il 24,3% della spesa sociale comunale, pari a 1.694.995.506 euro, in crescita del 4,0% rispetto al 2011 (1.630.043.404 euro), per un valore di 2.990 euro per abitante con disabilità (erano 2.886 euro nel 2011). Tra le diverse ripartizioni geografiche, sono il Centro e il Sud a evidenziare la più bassa percentuale di spesa rivolta alle persone con disabilità sul totale della spesa sociale della ripartizione (entrambe con un valore intorno al 21,5%). E sono le Regioni del Sud a dichiarare la più bassa spesa per persona con disabilità (880 euro), evidenziando una significativa distanza rispetto alle altre ripartizioni geografiche (dai 5.302 euro del Nord-Est ai 3.282 euro delle Isole).

Differenze territoriali si riscontrano, infine, anche in termini di livelli di presa in carico delle persone con disabilità. Lo studio calcola tale indicatore in riferimento ad alcuni tipi di prestazioni domiciliari: l’assistenza domiciliare socio-assistenziale, l’ADI (assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari) e i voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari. Mediamente, in Italia, le persone con disabilità che usufruiscono dell’assistenza domiciliare socio-assistenziale sono 7  su 100. Dell’ADI sono 2 su 100. Dei voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari sono 4 su 100.
In questo caso, tuttavia, le variazioni riflettono principalmente le politiche regionali, piuttosto che il tradizionale divario Nord-Sud. La Sardegna, per esempio, mostra alcuni indicatori di presa in carico decisamente superiori alla media nazionale: 40 disabili su 100 beneficiano del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale e 20 su 100 di voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari.
Per quanto riguarda invece le soluzioni alternative all’assistenza domiciliare, nelle strutture residenziali gli utenti con disabilità a livello di ripartizione variano dallo 0,6% del Sud al 10,7% del Nord-Est, per una media in Italia di 4 utenti su 100. (Daniela Bucci)

Per approfondire è possibile consultare il Focus di Condicio.

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